Lerici

CASTELLO DI LERICI

Lerici nel Medioevo era un porto franco senza fortificazioni. I Pisani, sconfitti i Genovesi nella battaglia del Giglio (1241) occuparono il porto e costruirono il primitivo castello e il “borgo pisano”.
Nel 1256 Pisa, sconfitta dai Fiorentini, fu condannata a restituire Lerici, ma rifiutò e una flotta genovese assalì borgo e maniero, che divennero così Genovesi. Con la scoperta della polvere da sparo (1340) le fortificazioni dovettero essere modificate, reincamiciandole. L’entrata da Vico dei Pisani venne spostata lato mare, in un corpo aggiunto. Davanti al castello fu costruito un rivellino di tre piani, opera demolita alla fine del XIX secolo. Fu costruita una battagliola bassa per sparare alle navi.
Il castello di Lerici fu, per secoli, una prigione genovese di massima sicurezza: numerosi furono i prigionieri di rango rinchiusi al suo interno, e numerose le condanne a morte che vennero eseguite al suo interno, soprattutto ai danni di ribelli corsi. Nel castello fu imprigionato anche Francesco I Re di Francia, qui condotto dopo la sconfitta subita a Pavia da parte degli Spagnoli di Carlo V (1525).
Andrea Doria vi si rinchiuse per difendersi dalla flotta francese, che venne a Lerici per farlo prigioniero, quando il grande ammiraglio passò al servizio di Carlo V di Spagna (1528).
Il Petrarca cantò la “snella torre del castello di Lerici”, mentre l’attuale è larga pressoché del doppio della precedente: una curiosità la torre pentagonale che oggi possiamo vende, pregevolmente decorata da archetti pensili bianchi e neri, ne contiene un’altra, più piccola, di origine pisana.
Guardando attentamente i tessuti murari si possono scorgere ancora alcune finestre arciere, la scarpa creata nel lato prospiciente la piazzetta San Giorgio (risalente agli interventi del 1555), la primitiva piccola porta di ingresso, che era munita di ponte levatoio e di domuncola.
All’interno del castello, si trova la Cappella dedicata a Santa Anastasia, una vergine uccisa assieme ad altri giovani cristiani nell’isola di Palmaiola, che si trova nel canale di Piombino, per cui è divenuta patrona di questa città. La cappella, con la sua originaria decorazione bicroma, è uno straordinario esempio di chiesta castrense, decorata in stile gotico-genovese.
E’ stata probabilmente eretta dai Pisani, ma quando i Genovesi riconquistarono il castello la ricostruirono, inserendovi elementi decorativi caratterizzanti, come i due pregevoli rosoni, rappresentanti l’agnello crocifero e l’agnello vessillifero, quest’ultimo completato con la frase latina PLEBS IANI MAGNOS REPRIMENS EST AGNUS IN AGNOS (il popolo di Genova, reprimendo i potenti, è agnello fra gli agnelli, ovvero porta la pace ai popoli vicini). Questa frase si riferisce alla rivoluzione popolare contro la nobiltà di Gugliemo Boccanegra: tutto ciò che fu suo venne distrutto e anche nella cappella è stata applicata la damnatio memoriae, per cui venne intonacata e tale rimase per numerosi secoli. Soltanto nel 1930, un mecenate lericino, il Commendatore Carpanini, nell’eseguire lavori di restauro nel castello, fece emergere questa frase.  Sull’architrave di ingresso della cappella, una lapide in latino riporta una frase in cui il castello, rivolgendosi in prima persona al visitatore, racconta la riconquista genovese del 1256 e i conseguenti interventi per rendere più sicuro il maniero.
Il Castello San Giorgio non si limita ad essere l’edifico storico simbolo del paese: è una sede espositiva che ospita iniziative, mostre e manifestazioni.

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Castello di Lerici
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